Siamo state in discoteca
Ieri sera, accompagnate da i nostri amici Pap e Binette che non ci lasciano mai uscire da sole siamo andate in discoteca per ascoltare un cantante che ha molto successo qui, Pap Diouff.
Siamo partite molto tardi ( aggiungo che in Italia non vado in discoteca da anni, so che anche da noi non si balla prima dell’una). Ieri noi siamo arrivate intorno alle due nel locale piccolo e discreto, con le luci colorate sulla pista, i musicisti che provavano. Per almeno un’ora nessuno dei ragazzi in sala ha accennato a ballare, tutti si sono mossi solo all’arrivo del cantante. La musica ora di moda qui si chiama, se ho ben capito, Usa o Yusa, e mescola le percussioni tradizionali ( djembè, il tamburo conico da terra, e il tama, il tamburello che si tiene sotto l’ascella) con un basso elettrico e qualche accordo di tastiera. Il canto é abbastanza particolare, con lunghe note tenute , si fa fatica a seguire il ritmo con la danza. Non è solo una difficoltà di noi toubab, credo, mi è sembrato che anche i ragazzi del posto si muovano a fatica, anche se poi tutti si ritrovano nel gesto delle mani alzate una per volta. Ma forse sono solo i commenti di una toubab non più giovane abituata ai ritmi più familiari dei favolosi ’60, al reggae e al soul, roba da museo qui (e non solo, temo).
In sala molta eleganza, le ragazze sono sempre curatissime, la loro sensualità é esaltata dagli abiti stretti e da gioielli vistosi, dal trucco brillante, dalle manicure perfette. Nonostante siano tutte molto religiose, c’è universale tolleranza, almeno qui a Dakar, per un abbigliamento disinvolto, occidentale o tradizionale.
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